Archivio dell'autore: alessandro

L’ostinazione dell’onestà

Ci sono molti motivi per cui bisogna andare al cinema a vedere “Le confessioni”, di Roberto Andò. Molti di questi motivi hanno a che fare strettamente con un modo onesto di fare il cinema. E per ‘onesto’ intendo laborioso, faticato, attento all’artigianato del mettere le parole giuste, le luci giuste, la camera nelle posizioni giuste. Una giustezza non oggettiva, ovviamente, ma in cui percepisci la cura e mai la spocchia. Insomma: l’onestà del fare la propria arte rispondendo alla propria scelta cosciente.
A me il cinema piace molto, inutile dirlo. A volte mi piace andarci anche perché sono di cattivo umore e ho voglia di perdermi un po’ (“buttarsi in un cinema con una pietra al collo”, scriveva molti anni fa Fabrizio De Andrè). Ma soprattutto mi piace entrarci con la speranza di uscire con un pezzo di sguardo nuovo. E “Le confessioni” di Roberto Andò quel pezzo di sguardo lo regalano con una generosità rara. Questo è il dono del cinema, certo, ma è soprattutto il dono dell’onestà.
La trama ve la posso dire in poche parole. Leggi il resto di questa voce

il punto di approdo

svegliaitalia

“Onorevoli Senatori,
Il presente disegno di legge è volto a dotare il nostro ordinamento di una disciplina legislativa statale di riconoscimento giuridico delle coppie formate da persone dello stesso sesso e dei diritti delle coppie di fatto.
Esso si inserisce nel solco di un lungo dibattito che, a più riprese negli ultimi anni, ha visto il Parlamento nazionale, le Corti e le istituzioni nazionali e sovranazionali confrontarsi con la necessità di trovare peculiari forme di tutela e di regolamentazione per le coppie formate da persone dello stesso sesso e per le famiglie di fatto.
Nell’attuale legislatura, questo dibattito ha visto realizzarsi — con il testo unificato adottato il 17 marzo 2015 dalla Commissione giustizia del Senato (per i disegni di legge nn. 14, 197, 239, 314, 909, 1211, 1231, 1316, 1360, 1745, 1763) — lo stato di maturazione ed elaborazione normativa più avanzato mai raggiunto fino ad oggi, da qualunque proposta di legge sulla stessa materia.
Oggi, dopo lo svolgimento di un lungo ciclo di audizioni informali — con la partecipazione di numerosi giuristi, esperti e associazioni — e un ulteriore lavoro di composizione svolto in Commissione, che ha condotto a significative migliorie e riscritture di alcune parti del testo — si è giunti infine ad un nuovo articolato, che di quel testo unificato è la diretta evoluzione.

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Leggerezza!

Loro sono due grandi artisti.
E sono due grandi amici.
Sabato inaugurano questa mostra con questo titolo bellissimo.
Non vedo l’ora di fare festa con loro, accanto a loro.
Camminanti, sabato 5 dicembre, alle 18.00, presso lo spazio Librid in Piazza Eleonora ad Oristano.
Non mancate!!!

2015_12_02 Leggerezza

 

Dromos 2015 – le interviste

Una sintesi degli incontri con gli artisti di Dromos.
Interviste di Giulia Madau e mie. Video e montaggio di Giulio Luperi.
Buona visione!

la rabbia e la speranza, eroica

No, non sarò originale, lo so. Oggi chissà quante persone faranno questa cosa qui. Pasolini, e Jarrett, e Caro diario. Però io, io ogni volta che guardo questa sequenza, io sento in fondo allo stomaco una cosa che non so proprio dire, è inutile anche provarci, forse. Non lo so, se ha un nome, questa cosa qui mista di rabbia e di nostalgia per ciò che non ho vissuto, per ciò che non ho visto, per ciò che mi hanno tolto. Ma anche di commozione perchè quel tempo lì è stato possibile, c’è stato.
Io volevo averlo accanto, intorno, un tempo come quello. Un tempo in cui ancora era possibile avere nel cuore la rabbia ma anche la speranza eroica, lo slancio, e quella potenza lì, mostruosa, spaventosa. Ecco, non lo so se riesco a dirlo, quanto mi manca, quell’uomo lì che è morto ammazzato prima che io nascessi. Quell’uomo morto mitizzato prima che io lo conoscessi.
E’ ingenuo, ma io vorrei che provasse a guardare e a raccontare ciò che siamo diventati. Coltivo l’illusione che lui, lui lo direbbe meglio di tutti. Lui diceva “io so”, ed era esagerato, che io non so se poteva immaginarla davvero, questa roba qua che ci appesta e che ci annienta. Solo rabbia e nessuna speranza eroica da lanciare in alto, contro il potere mai così forte, davanti a questo popolo mai così debole.
Pasolini, nessuno sa davvero dirlo, quanto manchi a questo paese.
Forse perché in fondo non gli manchi affatto, era urticante quella tua coscienza. Quella coscienza di essere sporchi e macchiati, anche. Di essere notturni, di volere spegnere a volte l’orrore dentro l’incoscienza, dentro un piacere oppiaceo, intorbidito, rincorso dentro i bassifondi di sè.
Questo no, questo davvero non te l’hanno perdonato mai.

dromodiario #15 [Ultima]

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E dopo avermi raccontato la città di Gemma, per la prima volta da quando è cominciato questo lungo viaggio, il Gabbiere non se n’è andato. È rimasto lì, fermo, immobile, a guardarmi.
Cosa devi dirmi, gli ho chiesto.
Devo salutarti, mi ha risposto.
Non mi piace, che tu mi saluti, non lo hai mai fatto.
Oggi devo, mi ha detto, e io ho capito.
Non ci rivedremo più?, gli ho chiesto con la voce un po’ difficile da far uscire.
E chi può dirlo?, questo, mi ha detto. Se mi hai ascoltato, una città dopo l’altra, quello che ho cercato di insegnarti è che quasi niente nel viaggio si può prevedere. Il viaggiatore vero è jazz, o se preferisci commedia dell’arte: un po’ di struttura, e molta, moltissima improvvisazione.

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dromodiario #14 [Gemma]

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15 agosto – Nureci – Orlando Julius & The Heliocentrics

Esistere è cambiare, cambiare è maturare,
maturare è continuare a creare se stessi senza fine.
(Henri Bergson)

Quando sono arrivato a Nureci, ieri sera, con il sole tiepido e basso, l’ho sentito subito che c’era nell’aria un profumo primaverile, un’arietta molle, di quelle che invitano ad oziare, ciondolanti su un’amaca, magari nel retropalco. Che MammaBlues è anche questa cosa qua, un’amaca che oscilla, morbida e tropicale, alle spalle del soundcheck, un’amaca che guarda la primavera, a ferragosto, e si lascia cullare.
Che sul palco c’erano i Bud Spencer Blues Explosion, nel pomeriggio, e io mi sono goduto quel momento piccolo e sacro, in cui lo spettacolo ancora non c’è, ma si prepara a nascere per il meglio. Che quello è un momento che ogni tanto dovreste vedere, anche voi, dovreste vederli i tecnici che provano, aggiustano, mescolano, spostano, riprovano, che c’è davvero una bellezza operaia, nel mondo dello spettacolo, una perizia da giardinieri che curano le piantine e le fanno crescere, che poi, poi magari non ci pensi, la sera, quando tutto fila liscio e rotondo, ma prima, prima sono passati loro, e senza di loro il castello sarebbe solo un castello di carte, fragile. Almeno qualcuno dei vostri applausi, alla fine, ricordatevi di pensarlo per loro.

Che a volte si viaggia davvero, stando fermi. Anche far crescere qualcosa, costruire, curare una piccola, piccolissima cosa che prima non c’era e poi ci sarà, anche questo è un viaggio. Pensa al seme, profondo nella terra, pensalo, nella sua fatica di germogliare, crescere, faticarsi la salita, pensaci, anche quello è un viaggio, un sogno, un’utopia, dalla concentrazione microscopica del seme, alla gigantesca potenza dell’albero.

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dromodiario #13 [Via]

dromos15-13

14 agosto – Nureci – Bud Spencer Blues Explosion

La vera casa dell’uomo non è una casa, è la strada.
La vita stessa è un viaggio da fare a piedi.
(Bruce Chatwin)

E poi siamo tornati a Nureci, che tutti gli anni Dromos finisce con la festa grande di MammaBlues, e ieri, ieri è stata una giornata davvero assurda, impastata, piena di contrasti, sopra e sotto, curve a destra e a sinistra, tutto rimescolato, come ogni viaggio vero.
Che poi, mentre tornavo, lungo le curve di Villaurbana avevo in testa tutto il filo del giorno, e il giorno aveva sapore di pane caldo appena sfornato, e pensavo, guarda come è strana, la nostra strada, che a volte quando la percorriamo sembra un labirinto, e nella memoria è una linea retta, dritta e svizzera, a volte invece sembra lineare mentre la stiamo vivendo, e nel ricordo, poi, si annoda, si intorcina, si aggroviglia. Che strana, la nostra strada.

Che il viaggiatore vero è anche un po’ architetto, deve conoscere la meraviglia molteplice della linea, c’è il momento di tirare via dritto, il momento di arrotondare il disegno, la mano leggera sulle sfumature, il gesto forte e deciso del taglio netto. Il momento dello scarabocchio e quello del punto. Il vero viaggiatore si vede in fondo, quando il disegno è pronto.

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dromodiario #12 [Petra]

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13 agosto – Nureci – Ian Siegal

Se le formiche si mettono d’accordo,
possono spostare un elefante.
(proverbio del Burkina Faso)

E due giorni fa, poi, siamo tornati a San Vero, di nuovo sinistra, destra, sinistra, con le curve in mezzo alla pianura. Che a San Vero, due giorni fa, Dromos socchiudeva il suo sipario, per riaprirlo subito qui, oggi, a Nureci, con il suo consueto cambio d’abito che d’improvviso lo trasforma in Mamma Blues.

Finale duro durissimo, quello di Dromos a San Vero, per raccontare che la strada dell’utopia ha grandi nemici, che si chiamano speculazione e profitto. Che Michele Mellara e Alessandro Rossi hanno mostrato, con il loro piccolo grande film, quanta terra perdiamo, ogni anno, qui, noi, in Sardegna, quanta terra agricola sconsacriamo per trasformarla in basi militari, maledette sempre siano, impianti termodinamici, inquinanti e inutili, impianti eolici, truffe da ladri miseri, campi da golf a due passi dal mare, assurdi. E sono numeri folli, quelli che abbiamo sentito, 33.300 plinti di cemento armato a Narbolia, 67 ettari di termodinamico a Gonnosfanadiga, 60% in più di emissioni di anidride carbonica in 20 anni, in dieci anni 192.800 ettari di terra persa, l’8% del territorio.
Brutto, ascoltare questi numeri, ma bisogna farlo.
Si chiama land grabbing, ciò che questo documentario racconta, e vuol dire, ancora una volta, invasione, furto, saccheggio della terra.

E penso a nonna, io, figlia di calzolaio, moglie di contadino, madre di sei figli tutti sistemati, a studiare, a crescere, a lavorare. Nonna che oggi, per me, è la voce della mia terra, tesoro mio, diceva, voce di questa terra qui che nessuno deve permettersi di maltrattare ancora, nonna di terra e d’acqua, nonna di lentischio e mirto, nonna con le mani a fare il pane, nonna di pietra, che sembrava invincibile e proprio ieri, ieri è partita.

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dromodiario #11 [Gea]

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11 agosto – San Vero Milis – Terra Persa

Le persone non fanno i viaggi,
sono i viaggi che fanno le persone.
(John Steinbeck)

Che belli che eravate, a Morgongiori, a ballare davanti alla Kočani Orkestar, zumpa zumpa zumpa, fino a notte alta.
Che due giorni fa, a Morgongiori, Naat Veliov e i suoi viaggiatori del ritmo balcanico, questi nomadi della tromba, del trombone e del bassotuba, hanno portato davvero in piazza il sapore speziato del viaggio, zumpa zumpa zumpa, e il paese delle lorighittas, tutt’a un tratto, sembrava un film colorato di Kusturica, Morgongiori underground.

Che il viaggiatore vero lo sa, quando deve stare fermo, e quando deve muoversi. Che a volte si deve andare incontro al mondo, altre volte è il mondo che ci viene incontro, e basta sedersi in una piccola piazza ad aspettarlo.
Esiste, girovagante, il popolo del viaggio, l’inno all’irrequietezza che mette ali ai piedi e obbliga il cammino a diventare un volo.

Io non ci sono mai stato, nei Balcani, ma me li immagino proprio così, adesso che ho visto Veliov e i suoi a Morgongiori, me li immagino tutti fatti di piccoli paesi in festa, i Balcani, con una banda che gira per le strade, all’ora di cena, ed entra in ogni porta, in ogni cortile, entra nelle case e zumpa zumpa zumpa ti stontona la testa con gli ottoni mentre ceni, e non puoi fare a meno di ringraziarli, che ti abbiano finalmente reso irrequieta la minestra. O il tuo piatto di lorighittas. Che secondo me sono indispensabili le lorighittas, a questo punto, per fare un viaggio vero nei Balcani.

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