rapsodie (2)
materiali videomusicali in deliberato disordine
a cura di Paolo Siracusano
Dal cielo si può, con una certa facilità, arrivare a Berlino.
Lo dimostrano gli angeli di Wim Wenders ne Il cielo sopra Berlino (1987).
Capitano in un club dove Nick Cave e i Bad Seeds eseguono due delle loro composizioni più apocalittiche: The Carny (da Your funeral, my trial, 1986) e From her to eternity (da From her to eternity, 1984):
Il chitarrista dal volto allucinato è Blixa Bargeld, degli Einstürzende Neubauten.
L’incontro con Nick Cave lascia tracce nella produzione degli E.N., senz’altro sotto il profilo di un avvicinamento alla forma canzone. Il collage espressionistico di arnesi e teatro d’avanguardia, caratterizzante la loro musica industriale degli anni ottanta, si trattiene con gli anni in produzioni sempre più misurate.
Nagorny Karabach (da Alles Wieder Offen, 2007) ne è un esempio:
D’altra parte, l’incedere lamieristico degli E.N., veicolato da Bargeld, offre a Cave una struttura ritmica per arginare le sue tumultuose litanie. Tra queste, ineguagliabile per potenza espressiva, The Mercy Seat (da Tender Prey, 1988).
La sedia della misericordia è, nell’immaginario di Cave, tanto il trono divino, quanto la sedia dell’esecuzione capitale. Into the mercy seat I climb:
Un’abitudine diffusa, quando si parla di musica leggera, consiste nel dire “non è più quello di una volta”. Forse non è un male, se Blixa Bargeld, per non essere più quello di una volta, ha potuto cantare Stella Maris (da Ende Neu, 1996) in compagnia di Meret Becker:
Meret Becker, sempre in tema di Berlino, è d’altra parte la cantante che ospita la voce dell’angelo BonoVox nel video di Stay (Faraway, so close), dall’album Zooropa (1993):
Anche Nick Cave intreccia duetti memorabili: Henry Lee con Polly Jean Harvey e Where the wild roses grow con Kylie Minogue (entrambi in Murder Ballads, 1996). Ecco la Harvey, alter-ego femminile – e tormentato amore – di Cave, in Henry Lee:
Altra diffusa abitudine è quella di imputare alla cover di non essere come l’originale (ma dai). Diversamente testamentaria, più composta, ma non per questo meno significativa, The Mercy Seat è ripresa nel 2000 da Johnny Cash (American III: Solitary Man):
(continua)
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[originariamente pubblicato nel blog “Il teatro di Sisifo”,
sulla piattaforma Splinder]
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Pubblicato il 11/05/2009 su Rapsodie. Aggiungi ai preferiti il collegamento . 2 commenti.
Ottimo resoconto! tutti artisti che adoro… un caro saluto ;-))
grazie, Keybee! che bello averti qui!!
sono felice che questo progetto ti piaccia: è un’idea di un mio caro amico, che piano piano cresce.
Segui tutte le puntate, mi raccomando!
Ti abbraccio!